Il Grande Carro e'
formato da un quadrilatero e da tre stelle disposte lungo un arco che parte
da un vertice del quadrilatero. La stella piu' brillante e' Dubhe,
(alfa) abbreviazione di Tolomeo dall'arabo di Al-Thahr-al-Dubb-al-Akbar
e cioe' "il Dorso del grande orso", una gigante gialla distante
75 anni luce; quindi troviamo Merak, (beta) abbreviazione
di Merak-al-Dubb-al-Akbar, "i Lombi del grande orso",
una stella bianca distante 62 anni luce; Phekda,
(gamma) chiamata anche Fegda o Fechda da Fekhah,
cioe' "la Coscia", una stella bianca distante 75 anni luce; Megrez,
(delta) da Maghrez, "la Radice della coda", una stella bianca distante
65 anni luce, queste quattro stelle formano il quadrilatero. Il timone del
carro o prima stella della coda e' formato da: Alioth,
(epsilon) o Alyat "la larga coda delle pecore mediorientali" o
Al-lato al-Giun "cavallo nero", una stella bianca variabile distante
78 anni luce, Mizar, (zeta) il cui nome originale
era Mirak che significherebbe "grembiule"; Sufi, astronomo
arabo dei X secolo, la chiamo' Al-anak-al-Benat che significherebbe
"la Capra dei piangenti" che e' una celebre stella multipla. Con
ottima vista o con un binocolo, e' visibile la sua compagna, Alcor,
"il Cavaliere", che gli Arabi chiamavano anche Al-Suha, cioe' la
"Dimenticata" o Al-Saidak "la Stella di prova". Ed e' questo il
significato che si ricollega all'idea, ancor oggi mantenuta, che essa servirebbe
per provare l'acuita' visiva. Mizar e' distante 60 anni luce dalla Terra mentre Alcor 80 anni luce, quindi troppo distanti per far parte di un'autentica binaria. Infine all'estremita' della coda abbiamo Alkaid, (eta), detta anche Benetnasch; entrambi i nomi sono derivanti dal nome Al-Kaid-al Benat-al-Naash, cioe' "il Capo dei piangenti" nome suggerito dal moto lento e maestoso delle sette stelle intorno al Polo, visto presso le popolazioni arabe come un funerale, una stella bianco-azzurra distante 160 anni luce. |
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Le sette stelle dell'Orsa Maggiore sono state associate ad un carro. In Mesopotamia per i Sumeri era mar.gid.da, "il Carro, il Lungo Carro", i Greci arcaici le associavano alla "Ruota di Issione", che simboleggiava il movimento circolare della costellazione attorno al polo, mito che sembra provenire dal dio sanscrito Ashivan, il cui nome significa "Auriga dall'Asse"; asse, Axsha, era la parola sanscrita per carro, che i greci importarono come Ixion o Issone. Inoltre, nella mitologia greca l'Orsa Maggiore era in origine Callisto, figlia di Licaone, re di Arcadia. Zeus, l'aveva amata e da tale rapporto nacque un figlio, Arcade. Era, gelosa la trasformo' in orsa. In seguito, il figlio, mentre andava a caccia, si imbatte' nell'orsa, e stava per ucciderla, cosicche' Zeus penso' bene di portare entrambi in cielo: Callisto formo' la costellazione dell'Orsa Maggiore, mentre il figlio Arcade fu trasformato in Arturo, "Orso", della costellazione di Boote, la stella piu' luminosa dell'emisfero boreale. Boote e' considerato "l'Aratore", colui che conduce i buoi nei campi del cielo, e alcuni poeti lo definiscono anche "Artophilaxe", cioe' "Guardiano dell'Orsa": tutto cio' ci viene assicurato anche da Ovidio, nelle sue "Metamorfosi". Altro nome della ninfa Callisto e' Elice, lo stesso nome che ha una delle due ninfe nutrici di Zeus (Elice e Cynostura). Quest'ultime, a loro volta, rientrano in un altro mito dell'Orsa Maggiore, che racconta la collera di Crono nei confronti delle due nutrici di Zeus, questi le inseguiva per castigarle per il fatto d'aver allevato il bambino, allora, per salvarle, Zeus le trasformo' in costellazioni: l'Orsa Maggiore (Elice) e l'Orsa Minore (Cynostura). Tito Livio e P. Ovidio Nasone chiamarono Zeus con soprannome di Elicius, il termine elice e' etimologicamente l'elica, la chiocciola come il movimento rotatorio delle Costellazioni dell'Orsa. Pare che il termine Callisto sia molto piu' antico e che derivi dal nome fenicio della costellazione, Kalitsah, che vuol dire "Sicurezza": essendo i Fenici un popolo di naviganti, l'osservazione di questa costellazione li aiutava a compiere i loro viaggi con precisione, come descriveva il filosofo stoico, poeta e astronomo greco Arato di Soli (Tarso, Cilicia 315 - 240 a.C.), nel suo scritto Phenomena. Molte interpretazioni vennero date invece alle sette
stelle del Grande Carro: Cicerone le chiama i "Septem Triones" i sette
buoi da lavoro del guardiano Boote "il Bovaro" (da cui il termine settentrione
per indicare il Nord); gli inglesi le chiamano "la Casseruola";
per gli Arabi oltre che a un'orsa esse rappresentano un feretro seguito
dalle prefiche (o piagnoni), con molta probabilita' si puo' ragionevolmente
pensare che il gruppo terroristico arabo Alkaida ha tratto il proprio
nome dalla stella Alkaid cioe' "il Capo dei
piangenti". Infatti gli arabi avevano chiamato le quattro stelle, che
formano il quadrilatero, "la Bara", mentre le tre stelle della coda erano
i tre piangenti che seguivano il feretro. Presso gli arabi del Golfo Persico
si raccontava la storia di Al Naash (Naash significa
"Lettiga mortuaria") e dei suoi figli. Al Naash era
stato assassinato da Al Jadi, la Stella Polare, e i suoi figli,
le tre stelle della coda, ogni notte seguivano la lettiga assetati di
vendetta. La stella Mizar rappresenta la figlia di Al Naash
con in braccio il figlioletto, la stellina Alcor, mentre l'astro
Suhail (Canopo) arriva lentamente in loro aiuto dal Sud. |
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